La mattina di domenica 19 novembre, in occasione dell’MGS Day, centinaia di giovani da tutto il Piemonte e la Valle d’Aosta, tra cui una trentina di ragazzi dell’oratorio, riempivano il teatro di Valdocco per ascoltare la testimonianza di don Claudio Burgio.

Don Claudio è cappellano del carcere minorile “Cesare Beccaria” a Milano, nonché fondatore della comunità Kairòs, che accoglie giovani detenuti. Vale la pena conoscere ciò che il suo racconto ha lasciato ai ragazzi dei Sale attraverso le parole di alcuni che lo hanno incontrato.

Qual è una frase che ti è rimasta dentro della testimonianza e perché?

MAGALI – La frase che mi ha colpita di più è stata la stessa con cui Don Claudio ha intitolato il suo libro: “Non esistono ragazzi cattivi” perché la bellezza di quello che lui fa è proprio trovare anche solo un punto accessibile al bene in ogni ragazzo, senza guardare la loro storia o i loro errori. In questo modo infatti ogni ragazzo tira fuori i suoi aspetti positivi e sicuramente il male può essere sostituito dalle loro capacità e dalle loro qualità.

Cosa vuol dire per te “scegliere la gioia”?

FRANCESCA – Per me scegliere la gioia significa non ridurmi al mio io, rinnegandolo per far entrare l’amore di Dio, perché, come sentendo dalla testimonianza di don Claudio, “La Gioia è vera solo quando è condivisa”: che gioia c’è nell’espandere questo amore, questa felicità che ci è stata donata con gli amici e con le persone che ti stanno accanto e non tenendosela solo per sé.

Cosa ti ha colpito in modo particolare di don Claudio?

GABRIELE – Quello che mi ha colpito molto di don Claudio è la sua grande fiducia nei giovani. La maggior parte dei ragazzi di strada non l’ha mai sperimentata. È proprio la mancanza di attenzioni e di qualcuno che creda in loro che li porta a prendere brutte strade e diventare delinquenti. Don Claudio riesce a conquistare così tanti giovani perché si mostra innanzitutto come un amico e non li guarda con disprezzo o disgusto, ma con lo sguardo di un padre buono che li accoglie nonostante il male che hanno commesso.

Raccontaci qualcosa che ti porti a casa.

GIORGIA – Sicuramente mi porto a casa una giornata in compagnia con i miei amici e riflessioni su quello che ha detto Don Claudio e su come non ci sono ragazzi cattivi.

“Coraggio, osate”: in che cosa le parole di Don Claudio sono un richiamo per la tua vita?

EMANUELE – Aver coraggio e osare sono termini che nella nostra vita sembrano messi in secondo piano perché noi giovani adesso abbiamo paura pure di chiedere come è andata la giornata ai nostri amici, ma forse il segreto della nostra vita sono proprio questi due termini. Per me il coraggio è la realizzazione della parola del Signore perché nel nostro quotidiano non dobbiamo aver paura di essere noi stessi, di vivere i comandamenti dettati Gesù e di essere fratelli e sorelle a vicenda. Quando abbiamo paura di buttarci, di aiutare, d’essere presenti, dobbiamo pensare a quanto Gesù ha osato nella sua vita e come è riuscito a cambiare vite intere.

Le parole di Don Claudio aiutano a consolidare i consigli delle nostre guida spirituale, a fissare gli insegnamenti che ricaviamo dalle scritture e a farci testimoni del Vangelo.

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